di Santo Cambareri

Voglia di vacanze?  Il caldo estivo è arrivato e vi ha colti impreparati? Fuggire in Danimarca potrebbe essere un’ idea! 

Tranquilli! Il nostro blog non si è di colpo trasformato in un sito di itinerari turistici. Abbiamo deciso però di trasferirci a Copenhagen per un giorno (almeno con la fantasia!)

Le immagini che vedrete sono state scattate circa un anno fa al Medicinsk Museion e giacevano nell’hard disk del mio pc con una certa insofferenza di essere condivise.
Quale idea migliore allora se non quella di proporre all’interno del nostro spazio dedicato al benessere psicologico e alla prevenzione, un articolo fotografico attraverso il quale farvi ammirare virtualmente pezzi di storia della psichiatria, della farmacologia e della medicina in generale.

Il Museo della Medicina di Copenhagen è ricerca, condivisione, sperimentazione… “Cultura della Medicina – ieri, oggi e domani”.

Nell’attesa di andarci di persona, godetevi questa fugace occhiata.   

Allestito all’interno della sede storica deIla Royal Academy of Surgeons, edificio risalente al 1787, progettato dall’architetto Peter Meyn e candidato a diventare patrimonio dell’UNESCO, il Medicinsk Museion è un’unità di ricerca della Facoltà di Scienze della Salute dell’Università di  Copenhagen e al tempo stesso un museo dedicato alla storia della salute e delle patologie in una prospettiva culturale. Al suo interno sono conservati strumenti e materiale iconografico di carattere storico,  riguardanti la biomedicina e la cultura della salute in Danimarca e nel mondo. La collezione è stata fondata a Copenhagen nel 1906 da un gruppo di medici e la prima mostra è stata inaugurata il 22 agosto del 1907 nell’ambito delle celebrazioni del  50 ° anniversario della Danish Medical Association. Ad oggi il museo contiene circa 250.000 manufatti, oltre a un vasto archivio di libri e documenti storici.
 
                                                                                 
 

Gli albori della Neurochirurgia. Nella foto, accanto al cranio: un trapano, un trapano preoperatorio e una setola per polveri e frammenti ossei.  La trapanazione cranica è l’antenata della moderna neurochirurgia. Vari ritrovamenti ossei dimostrano che la pratica era diffusa fin dal Mesolitico (circa 12.000 anni prima di Cristo). Oscuri i motivi, ma diverse le ipotesi: religione, superstizione, scopo terapeutico; quel che è certo è che in alcuni casi i “pazienti” erano sopravvissuti alle trapanazioni. In epoca moderna abbiamo testimonianze di interventi di trapanazione cranica, documentati tra gli altri dal chirurgo e anatomista tedesco Lorenz Heister (1683-1758), ma bisognerà attendere la fine del XIX Secolo per avvicinarsi alla moderna neurochirurgia con lo sviluppo dei concetti di anestesia, antisepsi e asepsi.

Naturalmente all’interno del Medicinsk Mueseion non potevano mancare Ippocrate, PolibioGaleno e la Fisiologia Umorale. Un excursus storico, filosofico e scientifico tra organi in formalina e antichi farmaci.
 
Il disegno è di Lucy Lyons (assegnista di ricerca presso il “Museion”) e riproduce un cranio ritrovato in mezzo alle rovine di Æbelholt, monastero agostiniano della Nord Zelanda (Danimarca), fondato intorno al 1175. Il cranio sdentato, oltre a consegnare fedelmente le evidenze materiali della senilità, ci restituisce un’immagine artistica dell’invecchiamento. Una vecchiaia che, anche se accostata alla visione macabra del teschio, diventa, nell’intento della Lyons, arte e bellezza. Un teschio che non minaccia ma intenerisce, aprendo una riflessione introspettiva, nel fruitore dell’opera, sulla condizione dell’anziano. Il curriculum di Lucy Lyons si muove tra arte e scienza: fa parte della Medical Artists’ Association, per 8 anni è tutor di arte, pittura e disegno scientifico alla City & Guilds of London ed è una professionista delle pratiche di disegno in medicina. Le sue ricerche hanno investigato il ruolo del disegno nella comprensione e comunicazione delle evidenze patologiche e fisiologiche. La sua ricerca di dottorato alla Sheffield Hallam University ha trattato nello specifico le tecniche del disegno scientifico applicato allo studio della Fibrodisplasia Ossificante Progressiva. 

Le “pillole” di Dana Wyse, artista canadese che vive e opera tra Vancouver e Parigi. “Jesus Had a Sister Productions” è il titolo dell’opera. Un work-in-progress  che con tagliente ironia spazia dai pregiudizi razziali al sesso, dalla spiritualità alla politica, passando per la morte, l’identità, i sogni, le aspirazioni e analizzando gli aspetti delle relazioni umane: fiducia, amore, piacere, potere, nell’ambito dell’affannosa quanto utopistica ricerca della perfezione. La “farmacia” della Wyse non ha bisogno di ulteriori commenti…
 
 
 
 
 
 
Franz Joseph Gall (1758-1828), gli strumenti di misura e la “Frenologia”. Gall in realtà non accettò mai il nome con il quale si diffuse questa teoria pseudoscientifica, fu piuttosto il suo discepolo e collaboratore Johann Gaspar Spurzheim (1776-1832) a divulgare la nuova dottrina con questo nome. Gall mirava al riconoscimento scientifico della teoria organologica  che vedeva il cervello suddiviso in organi distinti, ciascuno dei quali deputato a una precisa facoltà mentale. L’intento di Spurzheim era invece orientato alla divulgazione popolare delle nuove dottrine. Le divergenze di intenti, unite alle incomprensioni caratteriali, portarono i due a interrompere la loro amicizia e la loro collaborazione.  Così Spurzheim, continuando i suoi studi, arrivò a formulare compiutamente una disciplina che studiava la correlazione tra la forma e le dimensioni del cranio, la personalità e le facoltà mentali dell’individuo: era la “Frenologia” propriamente detta. 
 

Se la Frenologia è ormai relegata alla letteratura e alla cinematografia (per fortuna, aggiungiamo, considerata la deriva razzista della quale furono protagoniste diverse teorie ispirate ad essa!), stessa cosa non può dirsi per la pratica dell’elettroshock. La TECTerapia Elettro Convulsivante” è una tecnica terapeutica sviluppata in Italia negli anni ‘30 dai neurologi Ugo Cerletti e Lucio Bini. Gli impieghi terapeutici riguardano gravi forme di depressione (es.  complicazioni psicotiche, rallentamento psicomotorio), fasi maniacali del disturbo bipolare e forme non comuni di catatonia. Molto dibattuto il suo utilizzo, sia dal punto di vista dei rischi per la salute del paziente che dal punto di vista degli aspetti umani. Celebre la frase di Franco Basaglia , padre della Legge 180/78 che sancì la chiusura dei manicomi, “E’ come dare una botta a una radio rotta: una volta su dieci riprende a funzionare. Nove volte su dieci si ottengono danni peggiori. Ma anche in quella singola volta in cui la radio si aggiusta non sappiamo il perché”.
In Italia, la Circolare del 15 Febbraio 1999 stabilisce che si debba fare uso della TEC solo a seguito di ripetute terapie psicofarmacologiche. Il testo prevede inoltre il monitoraggio, la sorveglianza e le valutazioni delle azioni terapeutiche che si devono tradurre nel ricorso alla peer review (revisione paritaria adottata nell’ambito delle ricerche scientifiche) e ad una Commissione di medici esterni alla struttura specialistica dove venga effettuato il trattamento. La TEC “non costituisce un presidio terapeutico a se stante, ma deve necessariamente essere considerata all’interno di un programma terapeutico personalizzato, integrato con altri interventi”.
Psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, studenti e ricercatori in materia avranno già colto il valore storico di quanto esposto in questa teca: “una WAIS” senza lettere o numeri romani che la succedano! La WAIS rappresenta il più noto strumento psicodiagnostico per valutare l’intelligenza in età adulta. Dalla prima pubblicazione nel 1955, a cura dello psicologo rumeno David Wechsler (1896 – 1981), si è passati alla validazione e standardizzazione della Wechsler Adult Intelligence Scale – Revised (WAIS-R, 1981), alla WAIS III (1997), fino all’odierna WAIS IV (2008).
Caratterizzata da 11 subtest distribuiti su due scale principali (Scala Verbale e Scala di Performance), la “Wechsler” permette di valutare, tra gli altri, diversi processi psichici relativi al pensiero, alla memoria, all’esame di realtà ed alla capacità di progettazione. In alto a destra, nella foto, possiamo notare il materiale per somministrare uno dei quattro item riguardanti la Ricostruzione di figure: uno dei subtest della Scala di Performance. Il test trova la sua principale applicazione nella misura dell’eventuale deterioramento mentale negli adulti. La taratura italiana è disponibile solo per la WAIS e per la WAIS-R. Se nella WAIS le Prove di Performance seguivano quelle verbali, nella versione “Revised” l’ordine di presentazione dei subtest è alternato.  Esistono inoltre altre scale simili come la WPPSI (per i bambini in età prescolare) e la WISC (per i bambini in età scolare).
Il nostro giro “psico-turistico” si conclude qui. Speriamo vi sia piaciuto…
Se nel frattempo avete già acquistato i biglietti per la Danimarca, potrebbe tornarvi utile l’indirizzo del Medicinsk Museion – Bedgrade 62   1260 Kobenhavn, Danimarca-

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